fiori che cadono

lunedì 23 maggio 2011

Pervinca di Giovanni Pascoli

So perché sempre ad un pensier di cielo
misterioso il tuo pensier s'avvinca,
sì come stelo tu confondi a stelo,
vinca pervinca;

io ti coglieva sotto i vecchi tronchi
nella foresta d'un convento oscura,
o presso l'arche, tra vilucchi e bronchi,
lungo la mura.

Solo tra l'arche errava un cappuccino;
pareva spettro da quell'arche uscito,
bianco la barba e gli occhi d'un turchino
vuoto, infinito;

come il tuo fiore: e io credea vedere
occhi di cielo, dallo sguardo fiso,
più d'anacoreti, allo svoltar, tra nere
ombre, improvviso;

e il bosco alzava, al palpito del vento,
una confusa e morta salmodia,
mentre squillava, grave, dal convento
l'avemaria.


pervinca = dolce ricordo, amicizia d'infanzia

sabato 21 maggio 2011

mercoledì 18 maggio 2011

Gelsomino notturno di Giovanni Pascoli

E s'aprono i fiori notturni,

nell'ora che penso a' miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l'ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l'odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l'erba sopra le fosse.
Un'ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l'aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s'esala
l'odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s'è spento . . .
È l'alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l'urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.


gelsomino = timidezza, amabilità

mercoledì 11 maggio 2011

Belle rose porporine di Gabriello Chiabrera

Belle rose porporine,

che tra spine
sull'aurora non aprite,
ma ministre degli Amori
bei tesori
di bei denti custodite;
dite, rose preziose,
amorose,
dite, ond' è, che s'io m'affiso
nel bel guardo vivo ardente,
voi repente .
disciogliete un bel sorriso
È ciò forse per alta
di mia vita,
che non regge alle vostr' ire
o pur è perché voi siete
tutte liete,
me mirando in sul morire
Belle rose, o feritate,
o pietate
del si far la cagion sia,
io vo' dire in nuovi modi
vostre lodi;
,. ma ridete tuttavia.
Se bel rio, se bell'auretta
tra l'erbetta
sul mattin mormorando erra;
se di fiori un praticello
si fa bello,
noi diciam: - Ride la terra.
Quando avvien che un zefiretto
per diletto
bagni il piè nell'onde chiare,
sicché l'acqua in sull'arena
scherzi appena,
noi diciam che ride il mare.
Se giammai tra fior vermigli,
se tra gigli
veste l'alba un aureo velo,
e su rote di zaffiro
move in giro,
noi diciam che ride il cielo.
Ben è ver: quando è giocondo
ride il mondo,
ride il ciel quando è gioioso;
ben è veri ma non san poi
come voi
fare un riso grazioso.