fiori che cadono
martedì 29 maggio 2012
Vivaldi - Le Quattro Stagioni - La Primavera
Antonio Lucio Vivaldi
Concerto #1, Opus 8, RV 269, "La Prima
vera" - I. Allegro II. Largo III. Danza Pastorale: Allegro
Performed by The Scottish Chamber Orchestra, 1996
Strauss - Radetzky March - Karajan
Johann Strauss Sr. "Marcia di Radetzky", l'ultimo pezzo al
Concerto di Capodanno di Vienna del 1987, con Herbert
Von Karajan condurre la Filarmonica di Vienna
Johann Strauss Sr. "Marcia di Radetzky", l'ultimo pezzo al Concerto di Capodanno di Vienna del 1987, con Herbert Von Karajan condurre la Filarmonica di Vienna E il pubblico, lol.
lunedì 28 maggio 2012
DIMENTICA.wmv
Poesia tratta dal blog Racconti di Poesia di
Vittoria Rita Malmesi,
Indirizzo: http://gildapetra.blogspot.it/
" Tutti i diritti riservati "
Racconti di poesie di Vittoria Rita Malmesi.wmv
In queste poesie sono descritti dei momenti di vita
vissuta, sentimenti, tristezze e ricordi che mi
accompagnano quotidianamente.
vissuta, sentimenti, tristezze e ricordi che mi
accompagnano quotidianamente.
" Tutti i diritti riservati "
venerdì 25 maggio 2012
giovedì 24 maggio 2012
GIOIA NEL CUORE (Moon River)
Caricato da lupoalberto63 in data 11/giu/2009
La mente di solito è abituata a motivare uno stato d'animo,
positivo o negativo che sia,
a maggior ragione quando non ci sono motivi particolari,
continua a "scervellarsi" per trovare un perché ed un per come.
Succede invece all'improvviso che bisogna accettare ciò che semplicemente accade.
La "manifestazione" che si percepisce dentro come un fuoco che sconvolge l'anima è un'esperienza indescrivibile.
Non esistono nei, pecche o difetti, c'E' punto.
Allora ci si ritrova a piangere per una felicità inimmaginabile
Nell'estasi la osservo cogliendo l'attimo.
mercoledì 23 maggio 2012
domenica 20 maggio 2012
giovedì 17 maggio 2012
Anche i sassi fanno i fiori!.wmv
Apparentemente sembra un sasso. E' una pianta che fa un fiore unico, ci mette quasi 20 giorni per sbocciare e il suo fiore dura un giorno. Mi sono divertita a fotografarla giorno giorno ed ecco il risultato.
cangala n5
Il ramo rubato
Nella notte
entreremo
a rubare
un ramo fiorito.
Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
due ombre nell'ombra.
Ancora non se n'é andato l'inverno,
e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose.
Nella notte entreremo
fino al suo tremulo firmamento,
e le tue piccole mani e le mie
ruberanno le stelle.
E cautamente
nella nostra casa,
nella notte e nell'ombra,
entrerà con i tuoi passi
il silenzioso passo del profumo
e con i piedi stellati
il corpo chiaro della Primavera.
a rubare
un ramo fiorito.
Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
due ombre nell'ombra.
Ancora non se n'é andato l'inverno,
e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose.
Nella notte entreremo
fino al suo tremulo firmamento,
e le tue piccole mani e le mie
ruberanno le stelle.
E cautamente
nella nostra casa,
nella notte e nell'ombra,
entrerà con i tuoi passi
il silenzioso passo del profumo
e con i piedi stellati
il corpo chiaro della Primavera.
Pablo Neruda
Gelsomini
Incoronaci con acqua,
con gelsomini aperti, ...
con tutti gli aromi spiegati,
sì, benché tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita su tanti cuori stanchi e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!
con gelsomini aperti, ...
con tutti gli aromi spiegati,
sì, benché tu sia solo un giorno,
un povero giorno umano,
la tua aureola palpita su tanti cuori stanchi e sei,
oh giorno nuovo,
oh nuvola da venire,
pane mai visto,
torre permanente!
Pablo Neruda
domenica 13 maggio 2012
mercoledì 9 maggio 2012
Il Girasole
In un giardino ricco di fiori di ogni specie, cresceva, proprio nel centro, una pianta senza nome. Era robusta, ma sgraziata, con dei fiori stopposi e senza profumo. Per le altre piante nobili del giardino era nè più nè meno una erbaccia e non le rivolgevano la parola. Ma la pianta senza nome aveva un cuore pieno di bontà e di ideali.
Quando i primi raggi del sole, al mattino, arrivavano a fare il solletico alla terra e a giocherellare con le gocce di rugiada, per farle sembrare iridescenti diamanti sulle camelie, rubini e zaffiri sulle rose, le altre piante si stiracchiavano pigre. La pianta senza nome, invece, non si perdeva un solo raggio di sole. Se li beveva tutti uno dopo l’altro. Trasformava tutta la luce del sole in forza vitale, in zuccheri e linfa.
Tanto che, dopo un pò, il suo fusto che prima era rachitico e debole, era diventato uno stupendo fusto robusto, diritto, alto più di due metri. Le piante del giardino cominciarono a considerarlo, e anche con un pò di invidia. “Quello spilungone è un pò matto”, bisbigliavano dalie e margherite. La pianta senza nome non ci badava.
Aveva un progetto. Se il sole si muoveva nel cielo, lei l’avrebbe seguito per non abbandonarlo un istante. Non poteva certo sradicarsi dalla terra, ma poteva costringere il suo fusto a girare all’unisono con il sole. Così non si sarebbero lasciati mai.
Le prime ad Accorgersene furono le margherite che, come tutti sanno, sono pettegole e comari. “Si è innamorato del sole”, cominciarono a propagare ai quattro venti.
“Lo spilungone è innamorato del sole”, dicevano ridacchiando i tulipani.
“Ooooh, com’è romantico!!”, sussurravano pudicamente le viole mammole.
La meraviglia toccò il culmine quando in cima al fusto della pianta senza nome sbocciò un magnifico fiore che assomigliava in modo straordinario proprio al sole. Era grande, tondo, con una raggiera di petali gialli, di un bel giallo dorato, caldo, bonario. E quel faccione, secondo la sua abitudine, continuava a seguire il sole, nella sua camminata per il cielo.
Così i garofani gli misero nome “girasole”. Glielo misero per prenderlo in giro, ma piacque a tutti, compreso il diretto interessato. Da quel momento, quando qualcuno gli chiedeva il nome, rispondeva orgoglioso: “Mi chiamo girasole”. Rose, ortensie e dalie non cessavano di bisbigliare su quella che, nascondeva troppo orgoglio o, peggio, qualche sentimento molto disordinato.
Furono le bocche di leone, i fiori più coraggiosi del giardino, a rivolgere direttamente la parola al girasole. “Perchè guardi sempre in aria? Perchè non ci degni di uno sguardo? Eppure siamo piante come te”, gridarono le bocche di leone per farsi sentire. “Amici”, rispose il girasole, “Sono felice di vivere con voi, ma io amo il sole. Esso è la mia vita e non posso staccare gli occhi da lui. Lo seguo nel suo cammino. Lo amo tanto che sento già di assomigliargli un pò. Che ci volete fare? Il sole è la mia vita e io vivo per lui!!…”. Come tutti i buoni, il girasole parlava forte e l’udirono tutti i fiori del giardino. E in fondo al loro piccolo, profumato cuore, sentirono una grande ammirazione per “l’innamorato del sole”.
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