fiori che cadono

sabato 31 dicembre 2011

UNA PREGHIERA INVIATAMI DA UNA MIA CARISSIMA AMICA:ARCANGELA

Signore,
fa’ che io sia del mio tempo e non della mia età.
Che non mi affezioni alle idee
come un avaro al suo gruzzolo.
Ma ne controlli frequentemente la validità
e, soprattutto, ne assicuri costantemente la convertibilità.
Aiutami a non prendermi troppo sul serio,
a sorridere dei miei successi come dei miei fiaschi.
Fammi guardare con simpatia a ciò che fanno gli altri,
specialmente se tentano qualcosa a cui io non avevo mai pensato,
oppure si avventurano in territori dove io
non mi sono mai arrischiato.
Che sappia comprendere più che giudicare,
apprezzare più che condannare,
incoraggiare più che diffidare.
Fa’ che resista
alla tentazione di raccontarmi,
fammi capire che è importante ciò che faccio oggi,
e non ciò che ho fatto dieci anni fa.
Gli altri hanno il diritto di avere da me ciò che sono oggi
e non ciò che sono stato ieri.
Signore, impedisci
che faccia l’abitudine a me stesso.
A quel me stesso solito che conosco troppo bene
e che tendo ormai ad accettare o sopportare
come si accetta o sopporta un vecchio conoscente.
Devo sorprendermi, devo obbligarmi ogni giorno,
a riconoscermi nuovo, diverso, inedito.
Devo impararmi sconosciuto, devo accettarmi altro.
Devo esplorarmi al di là dei confini abituali.
Devo frequentarmi inaspettato, devo frequentarmi insolito.

Preghiera per non invecchiare di Alessandro Pronzato


giovedì 29 dicembre 2011

Se tacete, tacete per amore


Se tacete, tacete per amore. Se parlate, parlate per amore.
Se correggete, correggete per amore.
Se perdonate, perdonate per amore.
Sia sempre in voi la radice dell'amore, perché solo da questa radice può scaturire l'amore.
Amate, e fate ciò che volete.

L'amore nelle avversità sopporta,

nelle prosperità si modera, nelle sofferenze è forte,
nelle opere buone è ilare, nelle tentazioni è sicuro,
nell'ospitalità generoso, tra i veri fratelli lieto, tra i falsi paziente.


E' l'anima dei libri sacri, è virtù della profezia, è salvezza dei misteri,
è forza della scienza, è frutto della fede,
è ricchezza dei poveri, è vita di chi muore.
L'amore è tutto.
(S. Agostino)

Tratto dalla miniserie tv Sant'Agostino.





martedì 27 dicembre 2011

Il Salvatore


Quando abbiamo udito il tuo nome, 

il nome con cui ti avremmo chiamato, 

il nostro cuore ha sussultato. 


Salvatore! 

Salvatore? E' questo il tuo nome? 

Non è il Santo, il Trascendente, 

l'Eterno, l'Onnipotente il tuo nome? 
Non sei il Giudice, il Sublime, 
l'Ineffabile, il Forte, il Dio degli Eserciti? 


Dio, 

hai voluto che a te ci rivolgessimo 

col nome di Salvatore 

e lo hai preferito a Sapienza, 
Scienza, Bellezza, Grandezza o a qualcuno 
dei mille nomi che ti appartengono… 


Salvatore! 

Una grande aurora sorge nel buio 

delle nostre tristi notti, 

una speranza invade il nostro mondo. 


Abbiamo esultato e pianto 

quando abbiamo ricevuto e trasmesso 

che tu, Dio grande e immenso, 

sei non lassù, ma qui con noi, 
il nostro Salvatore. 


Allora, quando sudati, sfiniti, oppressi, schiantati, distrutti 

ci guarderemo in viso, sorrideremo dicendo: 

E' qui il nostro Salvatore! 

Il nostro destino, il nostro futuro cambia 
se Dio è il nostro Salvatore!




(Giuseppe Impastato S.I.)




sabato 24 dicembre 2011

ERA GESU'

Vigilia di Natale - Tu scendi dalle stelle

IL NATALE DI CRESBURG

Cresburg è l'unico paese del mondo cristiano in cui le campane suonano la gloria della nascita del Redentore cinque minuti dopo la mezzanotte.

Viveva a Cresburg una vecchina di oltre cent'anni: si chiamava Gret.
Una sera, era la sera del ventiquattro dicembre, nella piccola casa entrò improvvisamente la Morte: era passata dalla porta chiusa, silenziosamente.

Gret, che stava sferruzzando lestamente, alzò gli occhi su lei:
- E' ora? - chiese ansiosa.
- E' ora - rispose la Morte.
- Aspetta ancora un poco, te ne prego - supplicò la vecchina - Devo finire questa maglia di lana.

- Quanto tempo occorre?
Gret diede un rapido sguardo al lavoro, fece un breve conto e rispose: - Due ore. Due ore mi bastano.
- E' troppo.
- Ma io devo assolutamente finire la maglia. Tutti gli anni ne faccio una per il Bambino che nasce. E se non riesco a finirla, il Bambino avrà freddo. Non senti che gelo?
- Due ore di ritardo nell'ubbidire alle leggi di Dio - rispose gravemente la Morte - significano duecento anni di pene da scontarsi prima di raggiungere la pace divina.
La vecchina ebbe un moto di sgomento.

Ma poi scosse il capo: - Non importa - rispose - Il Bambino, senza maglia, soffrirebbe. Duecento anni? Pazienza.
E continuò a sferruzzare veloce, mentre la Morte, in un angolo, attendeva.
Mancavano pochi minuti alla mezzanotte, allorché Gret alzò il capo: Sono pronta, disse alla Morte.

Uscirono insieme e s'incamminarono vicine sotto il cielo coperto di stelle.
Troc, troc, faceva la falce, picchiando sulle scapole nude della Morte.
Sulla grande strada alberata dovettero fermarsi.

Circondato da un alone di luce bianchissima, avanzava il Bambino che si recava a Betlemme.
La vecchina si inginocchiò, e, quando Egli le fu vicino, gli porse umilmente la maglia.
Gesù si fermò, guardò la Morte che attendeva, poco discosto e chiese: - Dove andate?
- A scontar duecento anni di pene per raggiungere la felicità eterna - rispose la vecchina.

Il Bambino la fece alzare e si rivolse alla Morte: - Vattene - le disse - L'accompagno io.
La prese per mano e ritornò indietro sulla via percorsa, fino in Paradiso.
Poi riprese il cammino per andare a Betlemme: quando vi giunse era la mezzanotte e cinque minuti.

Di cosa ha bisogno il Dio Bambino?
Di nulla, se non del calore dell'amore di chi si mette in gioco per lui, come lui si è messo in gioco per salvare i suoi fratelli!



venerdì 23 dicembre 2011

NATALE ANTICO




Com'era bello il Natale
quando io ero piccola creatura.
Quando per la via non si aveva paura.
Quando non si pensava solo ai regali.
La gente era contenta e anche chi aveva
niente cantava il Natale. La canzone, quando sentiva
il rintocco di campane. La festa si sentiva veramente
perchè pochi erano i malviventi: stavano tutti spensierati
davanti al ceppo attizzando il tizzone aspettando la nottata.
Mentre s'accendevano i petardi, mamma friggeva le crespelle e
noi piccoli tutti arzilli aiutavamo ad impastare i susamielli, aspettavamo
che finisse il giorno per fare il cenone e per mangiare il capitone e chi non 
aveva la possibilità, degli spaghetti all' aglio e olio s'accontentava. A mezzanotte, al
 suono dolce delle campane, venivano anche da lontano per andare dal Bambino 
che nasceva. Nel Presepe si metteva il bambinello, se però la neve scendeva a fiocchi, si

annullavano gli  occhi per la meraviglia e correvamo dalla Sacra Famiglia. Com'era bello il  
bello il Natale allora: era odore di mandarini, di nocciole e torroncini e noi creature accendevamo le

 fiammelle e si cantava: Tu scendi dalle stelle, mentre a tavola si leggeva la letterina con 
tante promesse
a Gesù Bambino.
Com'era bello il 
 Natale quando
non si pensava
solo ai regali.

Rosa Staffiere