fiori che cadono

venerdì 9 dicembre 2011

Nanna, amor mio


Or vediamo il Bambino sgambettare nel fieno / con le braccia scoperte non cura del gelo; / la Madre lo ricopria con gran desiderio, / cullava il Bambino la Mamma sua: /Nanna, amor mio, con la grazia tua. / Chi vedesse quel Bambino quant'egli è dolce… Egli è il miglior re, che giammai sia nato, / il mielato Bambino di santa Maria! In questa giornata mariana abbiamo lasciato la voce - appena un po' ripulita dall'italiano arcaico - a uno dei frati giullari del Medio Evo che giravano per i villaggi come cantastorie religiosi. Uno di loro confessava che Dio gli aveva in visione suggerito: «Monaco, non approvo se te ne stai chiuso nel chiostro, preferisco il canto e il riso, perché il mondo ne ha più vantaggio». Chi ha raccolto queste voci, Franco Suitner, le ha assegnate, nel titolo del suo libro, ai Poeti col saio (Carocci 2010). 


Ed è uno di loro a dipingere con ingenua freschezza il quadretto della natività di Gesù che spicca davanti ai nostri occhi. È una vera e propria scenetta colorata con un Bambino sgambettante, ricoperto di tenerezze da sua madre. Secoli dopo, un ateo come Sartre ci lascerà un analogo delizioso ritratto nel suo dramma Bariona, modulandolo sulle sensazioni di Maria che guarda il visino del suo neonato e in esso scopre la straordinaria sorpresa: «È Dio, eppure mi assomiglia!». La semplicità di sentimenti che quell'antico poeta col saio ci propone è un invito a ritrovare un frammento di innocenza, una sorta di squarcio di cielo nella nuvolaglia di una vita adulta, smaliziata e maliziosa. Si potrà, allora, con un altro giullare intonare questa "litania" a Maria: «Fiore di bellezza raffinata, castello la cui porta non fu mai schiusa, salute nella debolezza, pace nella battaglia, fine smeraldo di provata virtù…».



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