Nel linguaggio dei fiori e della piante il Ciclamino ha significati positivi e negativi.
Plinio il vecchio lo consigliava perchè sosteneva che se una persona lo piantava, non potevano più nuocergli i filtri malefici fatti contro di lei. Era considerato perciò un amuleto.
Un altro significato che viene dato a questa pianta è legato alla sua essenza. Leo Kaiti in Piante e profumi magici sostiene "agisce su tutta la personalità e crea intorno ad essa un vero e proprio 'centro di gravitazione' " accrescendo quindi il proprio prestigio personale.
Per molti secoli al ciclamino sono stati riconosciuti poteri magici. Era usato per favorire la fertilità, eccitare l’amore, neutralizzare il veleno di serpente, allontanare malefici…tante virtù e una simbologia complicata! Per la sua spontanea semplicità il ciclamino è emblema dell’amabilità e dell’amore disinteressato, mentre la piccola quantità di veleno chiusa nelle radici spiega perché sia anche, all’occasione, il fiore della diffidenza. Dono con messaggio implicito: “Mi stai prendendo in giro?!”
Nel terzo secolo Teofrasto scriveva che il ciclamino veniva usato per eccitare l’amore e la sensualità.
Il nome deriva dal greco kuklos che vuol dire cerchio e, proprio per questo, alcuni studiosi, associando la forma del fiore e il termine etimologico all’utero femminile, ritenevano che la pianta fosse capace di facilitare il concepimento.
In passato si pensava che l’estratto di ciclamino fosse un toccasana contro i morsi dei serpenti
più velenosi; di qui l’attribuzione al fiore di poteri magici, la capacità di allontanare il maleficio e di influire sulle vicende amorose. L’essenza del ciclamino è ritenuta portafortuna.
Ciclamino
Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil gambo
ed un purpureo fior:
si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna, prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.
Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO