fiori che cadono

domenica 30 maggio 2010

Il mughetto


Della convalle figlio,
bello del tuo candor,
fra tutti i fiori, o giglio,
tu mi parli al cor.

La tua gentil fragranza
non ricusarmi in don,
abbella tu la stanza
dove solinga io son.

Né fia chi toglier osi
al tuo leggiadro stel
i calici dolorosi
che ti compose il ciel.

Per me di limpid'onda
nutrito in sul mattin,
la tua materna sponda
non obliasti alfin?

Ahi! Tolto ai tuoi compagni
rapito al patrio suol,
tu forse ancor ti lagni
esule meco e sol.

Pace; il tuo duol consola;
hai fato al mio simìl:
anch'io deserta e sola
fui nel mio primo april!

Da una segreta cura
pùnto il mio cor languì:
non più serena e pura
è l'alba del mio dì.

Parmi che anch'io rapita
fossi da un altro suol,
ché un tempo alla mia vita
splendè più chiaro il sol.

Or qui cercando invano
un refrigerio io vò;
parmi che sia lontano
chi consolar mi può.

Pace;il tuo duol consola;
hai fato al mio simil:
anch'io deserta e sola
fui nel mio primo april.

Deh! che mi giova un core
che niuno intender sa?
A te che giova, o fiore
la tua gentil beltà?

Fragile è il dono, o giglio,
ch'a entrambi Iddio fidò:
ad un girar di ciglio
svanir per sempre ei può.

Ma fra l'eterna schiera
angelo alcun non v'è
che da più ria bufera
te custodisca a me?

Quant'è che vive e spira
ha in sua tutela il ciel:
l'uomo per lui respira,
verde è per lui lo stel.

Iddio de' suoi tesori
largo ai suoi figli ognor
la mia virtù ristori,
conforti il tuo vigor,

e noi concordi a Lui
vorrem tributo offrir:
tu dei profumi tui,
ed io de' miei sospir.

F. DALL'ONGARO


Mughetto = ritorno di felicità

domenica 23 maggio 2010

IL GIACINTO

serene avventurose,
ah non cercare le rose
del vergin mattin.

Ah! Non cercare un fiore
che al tuo dolor contrasti!
Un bruno fior ti basti
sovra il cadente crin.

Di pallidi Giacinti
La tua ghirlanda sia;
o giovinetta mia,
sei pallida così.

In quel color son tinti
i tuoi begli occhi onesti,
quel fior somiglia i mesti
tuoi solitari dì.

Antonio Peretti


Nel linguaggio simbolico il Giacinto simboleggia la Benevolenza, forse in memoria di quella dimostrata da Apollo verso Giacinto. Sta anche a significare la Gelosia e l'accettazione di un appuntamento. È peraltro un fiore melanconico che risveglia idee patetiche e luttuose, e molti poeti lo hanno fatto emblema del lutto.

sabato 22 maggio 2010

Ciclamino

Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.

Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil gambo
ed un purpureo fior: si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.

Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.

Prendi, egli disse, alla compagna, prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?

Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.

Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.

Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.

Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.

E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.

F. DALL'ONGARO
CICLAMINO = Saluti, Rassegnazione e Addio

venerdì 21 maggio 2010

IL NARCISO

Sulla finestra m'è nato un Narciso
e il Sol gli ha dato il suo primo saluto,
ed io poi gli ho rivolto un dolce riso
per ringraziarlo che ci sia venuto;
per ringraziarlo che venuto sia
a germogliar sulla finestra mia;
finché si mostrerà bello e ridente
vuol dire che mi vuol ben
sinceramente,
ma quando dopo lo vedrò languire
vuol dire che il bene tuo sta per finire,
e resterò, quand'egli sarà morto,
priva di te, del fiore e di conforto;
e resterò quand'egli più non viva,
del fiore, di conforto e di te priva.
Eva Cattermole
Narciso = Egoismo, Amore Piacente

mercoledì 19 maggio 2010

Girasole


Girasole = allegria e orgoglio.

domenica 16 maggio 2010

Elleboro

Alfin t'ho scorto, desiato fiore,
alfin piangente chiederti potrò
che tu lenisca il barbaro dolore
che i ridenti giorni avvelenò.

Chè tu cresci qual me: negletto e solo
vesti l'ajuole che l'algor sfiorì,
qual me, che in mezzo allo sconforto e
al duolo
trascorro solitario i mesti dì.

A te, povero Elleboro montano,
veder non lice dell'estate il sol,
non lice a me di stringer quella mano
che tanto mi fu prodiga di duol.

Ahi pazzo! troppo in alto collocai
la mia fè, la mia speme, il mio desir.
Ahi pazzo! Che in amor non ricordai
esser lungo il penar, breve il gioir.

La mia mente vacilla e l'intelletto
s'oscura; abbi tu, o fior, di me pietà,
appresta alle mie labbra il succo eletto
che nelle foglie tue celato sta.

Sanami, o almeno sulla tomba mia
schiudendoti del sol ai raggi d'or,
addita a lei, come per lei morìa
non un pazzo, ma un martire d'amor.
Pietro Gori

elleboro = pazzia

venerdì 14 maggio 2010

L'edera

A piè delle mia croce, in cimitero,
vo' che ci nasca l'Edera amorosa;
non la bruna viola del pensiero,
non il candido giglio, né la rosa,
chè l'affetto dei fiori è passeggero.
Ma l'Edera s'attacca, ove si posa.
Cresce, e co' rami suoi cinge e s'attiene
a quel che la protegge e la sostiene
e seco ognor soavemente unita,
vive con lui della sua stessa vita.
Amando vive l'Edera gentile,
e a farsi bella non aspetta aprile.
M'è cara sempre l'Edera modesta
che alle offese del gel resiste e dura,
o di un albero antico il tronco vesta
giovane e fresca con la sua verzura;
stenda i suoi tralci, o li declini mesta
sulle rovine delle parie mura.
Per tutto dove l'edera si spande
porta la grazia delle sue ghirlande,
ora leggiadro simbolo d'affetto,
orna e rallegra il povero mio tetto
forse, tra poco, vereconda e pia
consolerà la sepoltura mia.

MARIANNA GIARRÈ-BILLI

martedì 11 maggio 2010

La camelia

Tu fai, gentile, ciò che ti piace!
Colla Camelia già sono in pace;
né reo mi pare quel fiore stranie
rose ottien l'impero degli altri fior.
Avvi chi teco, donna, si sdegni
s'arbitra regni su mille cor?
No, delle rose non ha pura
molle fragranza; ma la natura
ad una sipe d'acute spine
non pose in guardia la sua beltà.
E se l'un fiore somiglia amore
l'altro è l'imagine dell'amistà.
Mutando docile colore e spoglie
la la Camelia nelle sue foglie,
or tutta candida stassi romita
ad una mesta vergin simil,
ora di porpora brilla vestita
come novella sposa gentil.
Povero fior! Le forme ed il colore
ben delle stelle hai tu,
ma dove troverai, povero fiore, l
'ali e la luce per salir lassù?
A. PERETTI

EMBLEMI. La bellezza dei fiori delle Camelie e la durata della loro fioritura hanno contribuito a fare del vaghissimo arbusto il simbolo
della COSTANZA, BELTÀ PIACERE e della VERGINITÀ.
da web

venerdì 7 maggio 2010

La gratitudine

Recentemente rilasciata dall’incarico di presidentessa generale
della Società di Soccorso

La gratitudine è un principio colmo di Spirito. Apre la nostra mente a un universo pervaso dell’amore di un Dio vivente.
Un principio colmo di spiritoLa gratitudine richiede consapevolezza e impegno, non solo dobbiamo sentirla, ma esprimerla. Frequentemente non ci rendiamo conto della mano del Signore. Mormoriamo, ci lamentiamo, ci opponiamo e critichiamo; spesso siamo ingrati. Dal Libro di Mormon impariamo che coloro che mormorano non conoscono «le vie di quel Dio che li ha creati». Il Signore ci consiglia di non mormorare perché poi è difficile per lo Spirito lavorare con noi.
La gratitudine è un principio colmo di Spirito. Apre la nostra mente a un universo pervaso della ricchezza di un Dio vivente. Grazie ad essa diventiamo spiritualmente consapevoli delle meraviglie delle cose più piccole, che rallegrano il nostro cuore con i loro messaggi dell’amore di Dio. Questa grata consapevolezza accresce la nostra sensibilità alla guida divina. Quando comunichiamo gratitudine, possiamo essere pervasi dello Spirito e uniti a coloro che ci circondano e al Signore. La gratitudine ispira felicità e porta l’influenza divina. «Viv[ete] quotidianamente nella gratitudine per i numerosi atti di misericordia e benedizioni ch’egli vi concede», disse Amulec.
Gli atti di misericordia e le benedizioni giungono sotto diverse forme, talvolta in modi difficili. Eppure il Signore disse: «Ringrazia il Signore tuo Dio in ogni cosa». Ogni cosa significa: cose buone e cose difficili, non significa solo alcune cose. Egli ci ha comandato di essere grati perché Lui sa che questo ci renderà felici. Questa è un’altra prova del Suo amore. Come vi sentite quando qualcuno vi esprime gratitudine? Una domenica ero seduta vicino a una sorella in Società di Soccorso e la conobbi un po’ meglio. Qualche giorno dopo ricevetti un messaggio di posta elettronica: «Grazie per esserti seduta vicino a mia figlia in Società di Soccorso e per averla abbracciata. Non saprai mai che significato ha avuto per lei e per me». Le parole di questa madre mi hanno sorpreso e mi hanno resa felice.
Dalia = la gratitudine

mercoledì 5 maggio 2010

La vita e il dolore

Per vivere e' necessario conoscere il vero valore di ogni respiro, di ogni persona che incontriamo lungo il nostro cammino e, solo nel momento in cui si soffre, si apprezza realmente cio' che fa parte del nostro quotidiano.
Nessuno può dire di non avere trascorso tutta la sua vita senza un dolore. Non parlo di dolore fisico perché esso può passare e non lasciare alcun segno.
Dolore per la morte di una persona cara come i genitori, un fratello, una sorella, un amico, un parente o un figlio.
Questi sono dolori che tutti prima o poi dobbiamo affrontare. Però il dolore più grande della vita è quello per la perdita di un figlio.
Anche se il figlio sta male dentro di te dici
“fin che c’è vita c’è speranza”. Per un bambino hai fiducia nella medicina, nelle ricerche, in tutto sperando sempre che qualcuna di queste possa salvare il figlio. Ma quando la morte lo strappa dalle braccia dei genitori crolla tutto: fiducia, speranza, illusione.
Per una mamma sembra che qualcuno voglia strapparle le viscere con una mano e per lei ed il papà l’unica medicina è il tempo, molto tempo. Questo dolore può essere lenito, calmato ma mai dimenticato, nemmeno dopo decenni.
Il dolore però insegna anche a restare vicino ad un'altra persona se questa soffre nonostante che anche tu stia soffrendo per lo stesso motivo.
Il dolore insegna a continuare sorridere alla vita nonostante tutto specialmente se essa è rallegrata da un altro figlio.
Il dolore fa crescere e finche' il cuore ci fara' male, sapremo di essere vivi! E saremo capaci di essere felici e di amare coloro che ci circondano e desiderano la nostra felicità. Con questa riusciremo a contraccambiare il loro amoreLa vita passa attraverso il dolore.

M.C.


Crisantemo = la vita e il dolore

lunedì 3 maggio 2010

La storia dei colori ...

I colori nel Mondo ...
Ogni popolo ha attribuito ai colori significati diversi che variano di civiltà in civiltà. Vediamo alcuni casi :
- Le tribù africane non distinguono l' azzurro e il verde
- Gli Eschimesi hanno trovato moltissimi nomi per indicare il colore bianco ,dominante nel loro paesaggio
- In Cina le finestre delle case di cura, vengono coperte da teli, il cui colore é appositamente scelto per il paziente. Egli dovrà indossare esclusivamente vestiti dello stesso colore dei teli.
- Nell' antica Grecia, tutte le persone "folli" dovevano vestirsi con indumenti gialli.
- In Oriente il colore giallo é simbolo della fertilità, della felicità e inoltre é il colore del sole.
- Alcune tribù di pellerossa si cerchiavano gli occhi di colore giallo intenso pensando di ipnotizzare il nemico.
Vediamoli nei particolari...
- Il rosso é il primo colore dell' arcobaleno e sembra essere il primo colore percepito dai bambini piccoli. Esso è simbolo di forza e sicurezza, maestosità e regalità. Recenti studi hanno dimostrato che l' uomo, mentre osserva il colore rosso, aumentano i battiti cardiaci e l' adrenalina; é anche il colore dell' amore.
-Il blu é simbolo di calma e dell' armonia. Questo colore trasmette tranquillità.
- Il verde dà la sensazione di tensione interiore. Qualsiasi persona scelga come colore il verde, ha un senso di autostima altissimo !!! Questo colore rappresenta la natura e la vegetazione. Talvolta é un colore associato alla simbologia negativa e dà un senso di malattia e di morte.
-Il giallo é un colore che implica radiosità come il sole. Chi ama il giallo é una persona alla quale piace il cambiamento e il rinnovamento. Segnala libertà e sviluppo.
-Il viola é il colore della magia e della metamorfosi, é tendenzialmente il colore preferito da tutti i bambini ed indica l' unione degli opposti.
-Il nero rappresenta la negazione assoluta.

Gaia Dall' Angelo



Corona imperiale = maestosità e regalità.

sabato 1 maggio 2010

La bellezza interiore

Cos’è la bellezza interiore? Per rispondere è prima necessario saper rispondere ad un’altra domanda: cos’è l’interiorità? Ci troviamo di fronte a qualcosa di molto particolare, visto che si tratta dell'unica realtà umana che nel nostro parlato non viene mai attribuita ad altri se non all’essere umano. Per esempio, l’uomo ha pure l’intelligenza, o la sensibilità, ma ci capita talvolta di dire che anche certi animali sono intelligenti o sensibili. Diciamo “quel cane è molto intelligente”, “quel cavallo è molto sensibile”, ma non capita mai di sentir dire che un determinato animale abbia “una grande interiorità”. Si tratta quindi di una caratteristica tipicamente umana, ed è particolarmente importante riuscire a comprenderla, perché chi la conosce può dire di conoscere l’uomo, di aver afferrato il suo senso nella storia dell’universo. L’interiorità richiama ad una “profondità” particolare dell’essere che ha qualcosa di misterioso ma al tempo stesso percepibile. Non posiamo ricondurla semplicemente al carattere o ai sentimenti, come fanno alcuni; l’interiorità è in qualche modo oltre. Testimoni di questa dimensione che attraversa l’uomo sono soprattutto i poeti: tramite la lettura di una poesia, per esempio, è più facile cogliere lo spessore di cosa sia l’interiorità. Se infatti è vero che l’interiorità è un dono di tutti, è anche vero che sono i contemplativi coloro che vi s’immergono più profondamente, che l’ascoltano porgendo verso di essa l’orecchio del cuore. Non a caso è soprattutto nel mondo religioso che si lavora maggiormente attorno alla conoscenza dell’interiore, all’affinamento dei cosiddetti sensi interni. Il primo a scrivere riguardo a questa dimensione nascosta sembra sia stato San Paolo apostolo, che in una sua lettera invita a considerare l’universo sotto le sue quattro dimensioni: lunghezza, larghezza, altezza e …profondità. La profunditas di San Paolo fu spesso oggetto di riflessione nel mondo cristiano, e non mancarono nei secoli i teologi che cercarono di definirla, vedendo in essa proprio l’origine dell’interiorità umana. Moltissimi santi e mistici dedicarono gli anni della loro vita per “scavare” dentro questa profondità, ritenendo che Cristo avesse sepolto il suo tesoro proprio in fondo al cuore dell’uomo. Che cos’era per loro l’interiorità? Era il luogo ove meglio ascoltare la voce di Dio, il punto di partenza per iniziare l’esplorazione dei mondi interiori, il punto d’intersezione tra l’uomo e l’infinito, tra la natura umana e il mistero di Dio.
Possiamo ora rispondere alla domanda originaria: che cos’è
la bellezza interiore? Cosa vuol dire che una persona è “bella dentro”? Alla luce di quanto sopra sembrerebbe che la bellezza interiore sia un riflesso della bellezza divina, come se in ogni essere umano vi fosse uno specchio che, se ripulito ed orientato verso il sole, ne riflette tutta quanta la luminosità e la bellezza. Nella visione cristiana questa condizione ottimale (che è anche una condizione di felicità) viene chiamata “stato di grazia”, mentre il peccato non sarebbe altro che “l’imbrattamento” o il “disorientamento” di questo specchio, che fanno perdere all’uomo la sua bellezza originaria facendolo precipitare nelle “tenebre interiori” che si manifestano come “bruttezza interiore”. La veste bianca che viene donata al Battesimo è simbolo della bellezza interiore ripristinata, di quella bellezza dell’anima che non è altro che trasparenza della bellezza di Dio. Tutta l’esistenza umana è come una lotta fra la luce e le tenebre, ma nella vita del cristiano l’azione della Grazia interviene continuamente per ripristinare la “bellezza del volto di Cristo racchiuso in noi”.
Stefano Biavaschi
Clematide = bellezza interiore