Cos’è la bellezza interiore? Per rispondere è prima necessario saper rispondere ad un’altra domanda: cos’è l’interiorità? Ci troviamo di fronte a qualcosa di molto particolare, visto che si tratta dell'unica realtà umana che nel nostro parlato non viene mai attribuita ad altri se non all’essere umano. Per esempio, l’uomo ha pure l’intelligenza, o la sensibilità, ma ci capita talvolta di dire che anche certi animali sono intelligenti o sensibili. Diciamo “quel cane è molto intelligente”, “quel cavallo è molto sensibile”, ma non capita mai di sentir dire che un determinato animale abbia “una grande interiorità”. Si tratta quindi di una caratteristica tipicamente umana, ed è particolarmente importante riuscire a comprenderla, perché chi la conosce può dire di conoscere l’uomo, di aver afferrato il suo senso nella storia dell’universo. L’interiorità richiama ad una “profondità” particolare dell’essere che ha qualcosa di misterioso ma al tempo stesso percepibile. Non posiamo ricondurla semplicemente al carattere o ai sentimenti, come fanno alcuni; l’interiorità è in qualche modo oltre. Testimoni di questa dimensione che attraversa l’uomo sono soprattutto i poeti: tramite la lettura di una poesia, per esempio, è più facile cogliere lo spessore di cosa sia l’interiorità. Se infatti è vero che l’interiorità è un dono di tutti, è anche vero che sono i contemplativi coloro che vi s’immergono più profondamente, che l’ascoltano porgendo verso di essa l’orecchio del cuore. Non a caso è soprattutto nel mondo religioso che si lavora maggiormente attorno alla conoscenza dell’interiore, all’affinamento dei cosiddetti sensi interni. Il primo a scrivere riguardo a questa dimensione nascosta sembra sia stato San Paolo apostolo, che in una sua lettera invita a considerare l’universo sotto le sue quattro dimensioni: lunghezza, larghezza, altezza e …profondità. La profunditas di San Paolo fu spesso oggetto di riflessione nel mondo cristiano, e non mancarono nei secoli i teologi che cercarono di definirla, vedendo in essa proprio l’origine dell’interiorità umana. Moltissimi santi e mistici dedicarono gli anni della loro vita per “scavare” dentro questa profondità, ritenendo che Cristo avesse sepolto il suo tesoro proprio in fondo al cuore dell’uomo. Che cos’era per loro l’interiorità? Era il luogo ove meglio ascoltare la voce di Dio, il punto di partenza per iniziare l’esplorazione dei mondi interiori, il punto d’intersezione tra l’uomo e l’infinito, tra la natura umana e il mistero di Dio.
Possiamo ora rispondere alla domanda originaria: che cos’è la bellezza interiore? Cosa vuol dire che una persona è “bella dentro”? Alla luce di quanto sopra sembrerebbe che la bellezza interiore sia un riflesso della bellezza divina, come se in ogni essere umano vi fosse uno specchio che, se ripulito ed orientato verso il sole, ne riflette tutta quanta la luminosità e la bellezza. Nella visione cristiana questa condizione ottimale (che è anche una condizione di felicità) viene chiamata “stato di grazia”, mentre il peccato non sarebbe altro che “l’imbrattamento” o il “disorientamento” di questo specchio, che fanno perdere all’uomo la sua bellezza originaria facendolo precipitare nelle “tenebre interiori” che si manifestano come “bruttezza interiore”. La veste bianca che viene donata al Battesimo è simbolo della bellezza interiore ripristinata, di quella bellezza dell’anima che non è altro che trasparenza della bellezza di Dio. Tutta l’esistenza umana è come una lotta fra la luce e le tenebre, ma nella vita del cristiano l’azione della Grazia interviene continuamente per ripristinare la “bellezza del volto di Cristo racchiuso in noi”.
Stefano Biavaschi
Clematide = bellezza interiore
Nessun commento:
Posta un commento