Assisi sul pendìo del patrio colle
erano entrambi un dì
guardando mesti alle deserti zolle
che autunno disfiorì.
Ma l'aura che spirava, una fragranza
insolita portò
non di viola che fra l'erbe stanza,
poiché il suo dì passò:
sorgea tra sasso e sasso un gracil gambo
sorgea tra sasso e sasso un gracil gambo
ed un purpureo fior: si fer dappresso ad ammirarlo entrambe
con tacito stupor.
che tanto mi fu prodiga di duol.
Avea le foglie erette, e volto a terra
il calice gentil,
da cui tesor d'effluvi si disserta
quali non ha l'april.
Prendi, egli disse, alla compagna, prendi:
dono volgar non è.
Perché sorridi e di rossor t'accendi
s'io assomiglio a te?
Sola per me, come in petrosa sponda,
unico fior sei tu:
unico fior che intorno a me diffonda
un'aura di virtù.
Dal sole ha la fragranza e l'alimento
quel fior che dal suol,
come tu la tua pace e il tuo contento
dal cielo avesti sol.
Oh! qual gioia può darti, angelo mio,
la terra e i suoi tesor,
ove si spegne ogni gentil desio
appena è sorto in cor.
Lascia che il mondo irrida alle tue brame
e tien conversa al ciel,
come i petali suoi tiene il Ciclame,
l'anima tua fedel.
E come ei versa l'odorata coppa
sull'arido terren
tu versa a me, quando l'angoscia è troppa
i tuoi conforti in sen.
F. DALL'ONGARO
CICLAMINO = Saluti, Rassegnazione e Addio
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